E' proprio vero che un blog è imprevedibile.
Nell'aprirlo pensavo che, visto quello di cui mi sto occupando ultimamente, sarei finito a parlare soprattutto di proprietà intellettuale.
Invece il primo post a tema IP, su DRM e Creative Commons, è finito (immeritatamente secondo me, forse lo devo esplicitare di più) , deserto.
Quello sul contratto di servizio RAI ha attecchito e promette di espandersi ancora.
Quanto sopra mi provoca qualche considerazione che spero stimoli il dibattito generale.
Ho notato che le chiacchere "da pizzeria" con gli amici, anche non del settore, ultimamente stanno cambiando.
C'è interesse verso i temi della comunicazione e della proprietà intellettuale, prima considerati tout court "noiosi" o "per addetti ai lavori".
Capita che in una stessa sera due persone distinte mi chiedano di Internet e del diritto d'autore appena sanno cosa faccio.
E' capitato che gli amici a cui ho detto del blog si siano voluti far raccontare la questione del contratto di servizio RAI nei dettagli.
Sono temi che interessano molto, che stanno a cuore. (Roberta, la RAI sta a cuore a molti)
Non trovo lo stesso interesse, se non in rete, sul tema "DRM" (Digital Rights Management).
Su questo credo che dmin.it abbia un problema di comunicazione, che però è facilmente risolvibile.
Occorre infatti che, sul punto, la proposta esca dal tecnicismo e diventi comprensibile per chiunque.
La soluzione dmin.it deve infatti essere "chiavi in mano" per essere proponibile. (per chi non la conosce, www.dmin.it)
Cosa sia un DRM non è infatti, a mio avviso, un concetto noto a chiunque, giovane o meno giovane che sia.
Sul fatto che il DRM è ignoto al grande pubblico il DRM che fa uso di misure tecnologiche di protezione (quello che limita i diritti utilizzando criptatura, cifratura ed altre tecnologie che, di fatto, impediscono l'azione che il titolare dei diritti non vuol far compiere all'utente) trae molta forza.
Molti infatti acquistano contenuti ignorando o sottovalutando la protezione DRM/TPM e, di fatto, non sapendo a cosa vanno incontro e poi si trovano a non poter utilizzare i files nel modo in cui desiderano o sugli apparati sui quali intendevano effettuare la fruizione.
La questione rileva anche per il discorso RAI.
Se RAI utilizza una tecnologia DRM, quale, tra quelle sul mercato, può usare?
Si può vincolare ad un solo fornitore di piattaforma DRM?
Deve essere compatibile con tutto e tutti (interoperabilie)?
Dobbiamo noi essere compatibili con RAI?
Si deve allineare alla televisione commerciale?
La televisione commerciale si deve allineare alla RAI?
Deve essere sviluppata una piattaforma standard (dmin.it) alternativa a piattaforme proprietarie che rimangono legittime?
Ed inoltre:
Come gestire la contrattualistica di un DRM interoperabile che la RAI eventualmente adottasse?
Se infatti, un titolare non volesse cedere i diritti, la RAI dovrebbe rifiutare il programma... (scelte simili sono state adottate all'estero) ma, per i programmi già in archivio? Ci sono i diritti?
Ed ancora:
Quale sarebbe la piattaforma per l'utente finale? Occorrerebbe rinnovare il parco decoder sat/DTT esistente?
Assolutamente centrale, soprattutto per il Servizio pubblico, un DRM interoperabile e in generale la proposta dmin.it. Per altro verso proprio RAI potrebbe essere un "motore" eccezionale per l'adozione a livello nazionale di una piattaforma aperta ed interoperabile. Chi potrebbe non "adeguarsi"?. Sono d'accordo con te, non c'è sufficiente sensibilità su questo non solo nel pubblico, ma neanche tra gli addetti ai lavori. Spero di poter organizzare in RAI una giornata di dibattito su questi ed altri problemi perchè credo che sia assolutamente necessaria. Che ne pensi?
Buon 2007 Eugenio.
Posted by: Roberta | January 01, 2007 at 06:32 PM
Credo che il tema di un sistema drm interoperabile per Rai sia certamente fondamentale, ma accanto a questo non dimentichiamo che occorre creare una cultura web a partire dall'azienda di servizio pubblico che è l'unica ad avere una missione di alfabetizzazione digitale del paese ( vedi Bbc e la creazione di una Gran Bretagna digitale nel nuovo mondo globale e web 2.0). Significa investire pesantemente in formazione e in infrastruttura tecnologica e riequilibrare il peso dei new media in Rai. Un cambiamento epocale che richiede coraggio e nuove figure professionali ( anche per età). Mi sembra una sforzo titanico e lo dico da giornalista Rai e appassionato di tecnologie. Altrimento rischiamo di parlare a pochi e tra pochi eletti ed escludiamo il resto del paese che non sa, o non è interessato a questi temi. Old media vs. New Media convergenza, convergenza. Ciao Carlo Alberto
Posted by: carlo alberto morosetti | January 02, 2007 at 12:27 PM
Proprio per questo dico che non bisogna sottovalutare l'incultura generale sui DRM se si vuole arrivare all'interoperabilità (ammesso che ci si voglia arrivare).
In fondo, un sacco di miei conoscenti, tra un sistema che non conoscono ma che è interoperabile e un sistema che conoscono (perché l'hanno visto in ufficio o al vicino) ma che è totalmente chiuso e proprietario, preferiscono il secondo.
Se poi il secondo è anche leggermente più semplice da usare e/o "spettacolare" nell'interfaccia, non c'è possibilità di convincerli.
Il tema è quindi a più livelli.
Io non vorrei che il regolatore si imbarcasse nell'imporre interoperabilità con specifiche che risultassero poi di attuazione "sgradita" al grande pubblico.
Occorre lavorare in pieno accordo con il mercato ma sotto l'occhio vigile del regolatore su questo tema.
In questo senso, sono d'accordo con Carlo Alberto: la RAI (come tutti gli altri) deve crearsi una cultura aziendale in questo senso.
Magari anche non web 2.0, basterebbe, web 1.9, sarebbe già un bel progresso...
Pensiamo infatti anche la RAI è per tutti, anche per quelli che hanno difficoltà ad aprire un browser.
Penso allora che la tecnologia di accesso alla RAI in rete deve essere la più semplice possibile a livello di interfaccia.
Si può creare anche qualcosa di complesso, ma solo una volta che l'accesso semplice sia a posto e funzionante.
Anche il tema dell'accessibilità è infatti parte dell'equazione (tra l'altro prima o poi ci si chiederà se applicare la Legge Stanca ai contenuti del sito oltre che alla sua interfaccia...).
Ciao,
Eugenio
Posted by: eugenio prosperetti | January 02, 2007 at 01:39 PM
Il fatto che nell'altro thread citassi le cassette spedite con il pony era proprio a sottintendere questi problemi.
Credo che la RAI dovrà affrontare un cambio di mentalità epocale, per affrontare "compiutamente" la sfida lanciata dal nuovo contratto di servizio. Dall'altra parte, potrebbe anche non farlo.
Posted by: Gianmarco Carnovale | January 02, 2007 at 03:41 PM
Gianmarco il fatto non è casuale.
Quel che ho scritto nel post all'origine di questo nuovo thread in origine era la risposta per te, poi mi sembrava meritare spazio autonomo.
Le scelte tecniche avulse da decisioni di sistema e di indirizzo regolamentare (o di deregolamentazione fatta bene) non portano da nessuna parte (o portano ai pony...).
Posted by: eugenio prosperetti | January 02, 2007 at 09:59 PM
La motivazione alla base della scarsa attenzione sull'utente medio italiano in tema di Drm deriva dal fatto che l'italiano medio, anche in rete, scarica "senza rete" tutto quello che riesce a trovare, intrinsecamente sicuro della non punibilità dell'atto o, spesso, della non conoscenza delle conseguenze di un uso sconsiderato delle tecnologie P2P.
Al contrario, la Rai viene vista come patrimonio del Paese, e vi è un forte desiderio, specie di fronte al pericolo della necessità di dover pagare per avere contenuti "premium", di avere una Rai che consenta, ovviamente senza pagare il canone, di fare una tv e una radio di qualità.
Si raccoglie quel che si semina.
Posted by: Gus | January 03, 2007 at 02:28 AM
Ciao Gus,
io credo che se vuoi incentivare tramite regolamentazione ed azioni di mercato la "cultura della legalità", non ti puoi permettere di sbagliare.
E' vero che nei circuiti P2P si trova di tutto ma è anche vero che se poi quello che trovi non è quello che ti aspetti al massimo cambi tipo di software o provi ad acquistare i contenuti.
La punibilità/non punibilità al momento non mi pare sia parte dell'equazione che fa chi preleva dalla rete (brutto il termine "scaricare" a mio avviso) poco e poco di frequente.
Se però la volta che acquisti, convinto di poter esercitare i tuoi diritti (copia privata, backup, ecc.), scopri di non poterlo fare, probabilmente non acquisterai più.
I titolari dei diritti avranno ipertutelato un singolo contenuto al prezzo di avere esposto al rischio tutti gli altri.
Questo è secondo me il vero rischio di avere un DRM ipertrofico ed iperprotettivo.
Posted by: eugenio prosperetti | January 07, 2007 at 05:40 PM