In questi giorni si è attivato un Comitato con l'intento di formulare proposte in merito alla "Pirateria digitale e multimediale".
Le dichiarazioni di presentazione, a parole, sono di non belligeranza verso il settore Internet, ma, in questo caso, è stato scelto un nome non del tutto appropriato.
Sul tema posso dire che condivido una lettera aperta apparsa oggi su Punto Informatico:
Lettera Aperta al Prof. Mauro Masi
Vorrei tuttavia aggiungere una mia personale riflessione.
L'esistenza e l'attività del Comitato è stata infatti occasione di discutere con amici, conoscenti e colleghi dei temi del diritto d'autore, della "pirateria" e delle prospettive di riforma.
1) Il problema è sicuramente di sistema.
Molti hanno un approccio "formale": chi opera in Internet non rispetta le regole e, pertanto, occorre fare in modo che questo avvenga.
La mia domanda è se questi stessi soggetti sanno che anche prestare un libro o una videocassetta/dvd al vicino di casa o all'amico è "non rispettare le regole" del diritto d'autore.
In particolare, se io registro una trasmissione televisiva su videocassetta/dvd, prestarla equivale a diffonderla e può essere considerata "pirateria multimediale".
2) Le soluzioni devono essere di sistema
Sentire musica alla radio non è sicuramente un atto di "pirateria multimediale". Eppure si tratta di una incredibile quantita' di files audio che vengono trasmessi su una rete di comunicazione che, in alcuni casi (radio digitale) offre anche qualita' cd.
La differenza è che questa trasmissione è regolata, a monte, con accordi di tipo forfettario che consentono la fruizione illimitata agli utenti.
Verso tale tendenza suggerisce di andare il rapporto IFPI più recente, disponibile a:
Esiste anche la possibilita' di acquistare i diritti dei brani disgiuntamente rispetto ai brani stessi.
In questa maniera viene salvaguardata la possibilita' di fruire dell'ampio "catalogo" presente su Internet, offrendo al contempo all'utente la possibilita' di pagare per quel che effettivamente tiene ed usa.
Insomma, il mio invito, nel dibattito è a dare la priorità a soluzioni che integrino Internet nel sistema legale di circolazione dei contenuti multimediali.
E' stato dimostrato che costruire enormi pile di sanzioni serve a poco (fortunatamente, mi sembra che il Comitato abbia colto questo aspetto, ma mi preoccupano alcuni riferimenti al c.d. "modello Sarkozy").
Paradossalmente, spaventano più lievi sanzioni, che vengono applicate inesorabilmente, accompagnate però dalla possibilità di avere un'alternativa legale.
In sostanza, se voglio avere un film a noleggio online ad alta definzione, deve esserci un servizio legale da cui posso procurarmelo.
In questo hanno un grande ruolo i "tavoli" a cui partecipano TUTTI gli operatori dell'audiovisivo e dell'Internet. Come è avvenuto, non a caso, in USA.
Grande parte della pirateria, per inciso, avviene nel commercio fisico di opere contraffatte, cui assistiamo ogni giorno per strada.
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